Interactive

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MAIN MEMORY
2012
Installazione di suoni e poesia

Un antico asse di castagno vecchio di un centinaio d’anni sospeso nella stanza. Il legno è fornito di un arto robotico ad ultrasuoni che gli permette di percepire la presenza e racconta a chi si avvicina i suoi ricordi del bosco. Se lo accarezzate vi recita una breve poesia di Anna Achmatova scritta dopo la liberazione dall’invasione militare durante la seconda guerra mondiale
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SKRJABIN’S LEMONS
2012
Installazione di suoni e luce colorata

L’installazione è composta di una tastiera di limoni estesa per 2 ottave, diesis compresi, per un totale di 24 frutti. Toccando i limoni è possibile suonare un sintetizzatore gestito da un computer. Il lavoro è un omaggio alle esperienze del musicista russo Aleksandr Skrjabin vissuto a cavallo tra 800 e 900. Egli aveva associato un determinato colore ad ogni nota e con questa installazione è possibile riprodurre i colori stabiliti dal musicista suonando le varie note musicali. La tastiera di limoni è una scelta che fa parte di un percorso di attenzione alla natura in un grave periodo di inquietudini climatiche. Parte da una precedente installazione “il cielo di limoni” dove i limoni sono stati impiegati per produrre luce attraverso la reazione elettrochimica tra il succo dei frutti e i metalli rame e zinco. L’energia elettrica prodotta faceva lampeggiare un LED per la vita del limone. Era l’energia del sole accumulata nel frutto durante la maturazione che riemergeva dal limone.

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The installation is composed of a keyboard of lemons extended for 2 octaves, including sharps, for a total of 24 fruits. Touching lemons you can play a synthesizer controlled by computer. The work is a tribute to the experiences of the Russian musician Alexander Scriabin lived between 800 and 900. He was associated with a particular color to each note. With this installation you can reproduce the colors set by the musician playing the various musical notes.
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SOFFIO
2012
Installazione di poesia e parole

Soffio è una installazione interattiva di parole.
È composta di 4 bocche scolpite poste in cima a 4 tubi tenuti verticali da una semplice struttura. All’altra estremità dei tubi, verso il pavimento sono applicati degli altoparlanti così che il suono emesso viene condotto dal tubo verso l’uscita dove è collocata la bocca. Il visitatore è invitato a soffiare sulle bocche per attivare la recita di una ventina di poesie. Ogni bocca/altoparlante recita la sua parte assegnata di poesie mentre le altre bocche sono silenti oppure, se attivate dal soffio da altri visitatori-attori, possono contemporaneamente recitarne altre differenti. Quando termina una delle poesie il sistema automaticamente passa alla successiva e per ascoltarla occorre soffiare nuovamente verso una delle bocche. È una installazione intima in cui l’alito del passante dà vita ad un racconto recitato solo per lui ed è implicitamente richiesto uno scambio di prossimità affettiva tra il testo poetico e la persona che realizza l’opera attraverso la sua propria attiva partecipazione. Soffio fa parte di un sviluppo dei miei lavori interattivi degli ultimi due anni dedicato alla parola e alla poesia. Altri lavori analoghi sono Word con testi di Napoli milionaria e una versione recentissima di Word con testi di 100 mila miliardi di poemi Raymond Queneau in cui la prossimità richiesta e quella della mano. Quest’ultima versione di Word è stata presentata in allestimento parziale al Festival della Scienza di Genova, ottobre e novembre 2011. Per questi nuovi lavori interattivi è stato e realizzato un originale sistema digitale per l’interattività www.theremino.com che permette di rilevare l’azione dello spettatore e metterla in relazione con i contenuti preordinati e presenti nel computer. Sono opere “incomplete” che richiedono la partecipazione esterna per essere realizzate. E “instabili” in quanto lo sviluppo narrativo è virtualmente infinito e casuale.
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SOFFIO
2011
Installazione di poesia e parole

Soffio è una installazione interattiva di parole. È composta di quattro bocche scolpite nel sapone profumato sospese alla parete. Sotto ogni bocca è presente un altoparlante rivolto verso il visitatore che è invitato a soffiare sulle bocche. Il soffio attiva l’emissione delle frasi di una poesia di Luca Artioli suddivisa in quattro parti distribuite ognuna nelle singole bocche scolpite. Ogni bocca/altoparlante recita la sua parte assegnata di frasi di poesia mentre le altre bocche sono silenti oppure, se attivate dal soffio da altri visitatori-attori, possono in contemporanea recitare le altre frasi. Quando termina una delle frasi della poesia il sistema automaticamente passa alla successiva e per ascoltarla occorre soffiare nuovamente verso una delle bocche. È una installazione intima in cui l’alito del passante dà vita ad un racconto recitato solo per lui ed è implicitamente richiesto uno scambio di prossimità affettiva tra il testo poetico e la persona che realizza l’opera attraverso la sua propria attiva partecipazione. Soffio fa parte di un sviluppo dei miei lavori interattivi degli ultimi due anni dedicato alla parola e alla poesia. Altri lavori analoghi sono Word con testi di Napoli milionaria e una versione recentissima di Word con testi di 100 mila miliardi di poemi Raymond Queneau in cui la prossimità richiesta e quella della mano che si avvicina ad oggetti simbolici posti su un tavolo. Quest’ultima versione di Word è stata presentata in allestimento parziale al Festival della Scienza di Genova, ottobre e novembre 2011. Per questi nuovi lavori interattivi è stato e realizzato un originale sistema digitale che permette di rilevare l’azione dello spettatore e metterla in relazione con i contenuti preordinati e presenti nel computer. Sono opere “incomplete” che richiedono la partecipazione esterna per essere realizzate. E “instabili” in quanto lo sviluppo narrativo è virtualmente infinito e casuale.
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POESIE FATTE A MANO
2011
Genova, Festival della Scienza

Poesie fatte a mano è un’installazione interattiva di parola e di poesie combinatorie. Il lavoro è realizzato impiegando un mio nuovo e originale sistema digitale il Theremino che permette l’interazione tra macchia e visitatore attraverso varie periferiche. Per questa installazione ne è stata usata un tipo che rileva la prossimità della mano che si avvicina o si allontana da un sensore metallico. L’approssimarsi o lì allontanarsi della mano dal sensore è messo in diretta relazione con un brano vocale pre-registrato per cui se la mano si avvicina il brano viene suonato correttamente in avanti se si ferma anche la voce si arresta se la mano si allontana il brano in tempo reale, viene ribaltato e suonato alla rovescia. Il lavoro interpreta liberamente 100 mila miliardi di poemi degli inizi degli anni 60, dello scrittore e poeta francese Raymond Queneau. Il suo lavoro permetteva di creare in libera combinazione dei sonetti partendo da una base data di 10 sonetti. Leggendo per esempio la prima frase del sonetto uno e passando alla seconda del sonetto tre e così via combinando le successive frasi da sonetti diversi è possibile realizzare lo strabiliante numero di 100 mila miliardi di sonetti diversi. Poesia fatta a mano impiega una struttura simile perché ogni sensore contiene le frasi di un sonetto, così per gli altri con sonetti differenti. È previsto che sia un lavoro collaborativo tra diverse persone che avvicinando la mano ai sensori faranno recitare dal computer sonetti composti all’istante e sempre differenti. Ovviamente i partecipanti dovranno coordinare la loro azione per udire frase dopo frase lo svilupparsi della poesia. O accontentarsi di una somma di voci contemporanee più simile ad un mercato rionale!

(La traduzione italiana dei testi dei sonetti di Queneau è curata da Donato Prosdocimo)
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WORD
2010
Installazione  di poesia
poetry installation
2010, Torino, Paratissima
2011, Como, Un’altra storia. Arte Italiana dagli anni Ottanta agli anni Zero

Word è un lavoro che si manifesta attraverso i suoni. È una installazione interattiva gestita da un automatismo digitale che percepisce la prossimità delle mani dei visitatori-partecipanti che le avvicinano o allontanano da oggetti simbolici esposti. È un piccolo teatro digitale personale, popolato di “magici” attori nascosti che recitano seguendo in nostro infantile gesto creatore. Il movimento della mani viene in tempo reale associato a uno delle decine di suoni contenuti nella memoria del computer. Man mano che la mano procede avvicinandosi all’oggetto, il suono verrà “suonato” in avanti, se la mano si ferma anche il suono si arresta. E se la mano arretra anche il suono torna sui suoi passi suonato alla rovescia. Una sorta di moviola sonora. Il contenuto, i suoni, sono le frasi liberamente tratte da una parte di Kaddish di Allen Ginsberg e rilette automaticamente dalla voce del computer. Scritta alla fine degli anni 50 la disperata poesia di Ginsberg è dedicata alla madre morta in manicomio. Questo lavoro di reinterpretazione è un inno sciamanico e propiziatorio affinché ricompaiano poeti che ci illuminino la nostra buia contemporaneità. L’installazione è realizzata impiegando Theremino, un nuovo sistema digitale che ho appena realizzato per la gestione interattiva di suoni e contenuti digitali.

“Word” is a work that is realised through sound. It is an interactive installation managed by a digital automism that senses the proximity of the hands of visitors – participants, who approach or move away from the symbolic objects exhibited. It is a small personal digital theatre, populated by “magical” concealed actors who echo our creative childhood gestures. The movement of the hands becomes, in real time, associated with one of the ten sounds contained in the computer’s memory. As the hand gradually moves closer to the object, the sound will be played in advance , if the hand stops the sound also ceases. And if the hand withdraws the sound also ‘retreats’ and turns back on itself. A sort of slow motion in sound. The material, the sounds, are phrases freely derived from a part of “Kaddish” by Allen Ginsberg and are automatically repeated by the computer’s voice. Written at the end of the 1950’s Ginsberg’s mournful poem was dedicated to his mother who died in a mental asylum. This work of reinterpretation is a shamanistic and propitious hymn so that poetic writings reappear that enlighten our dark contemporary state. The installation was realised using Theremino, a new digital system that I have just developed for managing the interaction of sound and digital material.
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KEEP IN TOUCH
2010
Installazione  di parole
Festival della Valle d’Itri
Palazzo Ducale di Martina Franca (TA)

Riflessioni per una installazione sonora ispirata alla commedia “Napoli milionaria” di Eduardo De Filippo. Ho letto, ascoltato il testo di De Filippo, guardato il film che ne era stato tratto nel ’50, ricavandone delle emozioni immediate che sicuramente esulano da una analisi critica della commedia. Mi hanno catturato e incuriosito la presenza di oggetti che man mano si accumulano con il progressivo arricchirsi con la borsa nera, della coppia Amalia/Errico realizzando un clamoroso contr’altare invece, con l’impoverimento della popolazione causato dalla guerra, degli altri personaggi. Impoverimento che colpisce Gennaro tanto ferocemente da trascinarlo in una guerra che lo rapisce per gettarlo attraverso l’Europa intera, metafora di un coinvolgimento di tutti i popoli nel disastro bellico, una mondialità dipinta con colori familiari. Un impoverimento di beni, cibo, affetti, abitazione, patria, che penetra in lui tanto fortemente da obbligarlo a raccontare in continuazione fatti atroci che non vogliono abbandonare i suoi ricordi per non lasciare solo vuoto. Anche lui si è arricchito, ma di tragedie e di assenze. Gli oggetti che compaiono descrivono nella prima parte, la condizione di povertà più o meno comune agli abitanti del rione. Povere cose: tazze di caffè, una scodella di maccarune avanzati, pane raffermo. Nella seconda parte entrano in scena oggetti nuovi e brillanti appena acquistati con il commercio della borsa nera, diamanti la cui luce pare debba illuminare quello che rimane comunque un basso buio. E poi soldi, Mille Lire in carta moneta, fogli e fogli di denaro che a Gennaro sembrano uno scherzo, una pazzia e che maneggia senza che me sbatte o’ core. La presenza degli oggetti ostentati come simboli dell’agiatezza agguantata con i denti in una lotta da “si salvi chi può” nel naufragio della guerra, non colmano l’indigenza appena lasciata. Non procurano la miracolosa medicina per Rituzza. Si tratta di una ricchezza vagheggiata ora reale, ma priva di appigli morali. Ed è la moralità che la guerra, ovviamente, azzera in ogni cuore che dispera Gennaro quando pensa al vuoto di tanta distruzione a fronte del nulla che ritrova al ritorno. Il medesimo vuoto della grave malattia di Rintuzza colmato solo dall’offerta senza condizioni del ragioniere Spasiano e dall’attesa che la notte trascorra. Per una nuova alba di guarigione grazie ad una medicina che penetri attraverso il corpo sociale e lo faccia rinsavire e ripristini valori dimenticati.

DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Ho deciso rimettere in scena “Napoli milionaria” facendo parlare – letteralmente gli oggetti con la voce degli attori. L’installazione sarà composta di alcuni degli oggetti presenti (silenziosi) nella commedia che saranno presentati al pubblico fruitore del lavoro su un tavolo, simile a quello attorno al quale ruota la famiglia di Gennaro con la sua quotidianità e i suoi traffici. Avvicinando la mano agli oggetti questi parleranno, attiveranno il suono di una delle tante frasi della commedia. Ciò è possibile grazie ad un nuovo e originale sistema digitale basato sul microcontroller PIC della serie 24 denominato Theremino system. Il Theremino system è suddiviso in due parti. Una controlla una rete di piccole superfici metalliche sensibili, le interfacce (sino a 200), collegata attraverso l’USB al computer. La seconda si compone di un software che riceve le informazioni dalle interfacce ne riconosce la localizzazione spaziale e quando attivato, applica il suono appropriato all’elemento sollecitato richiamando i vari suoni dall’hardisk del computer. L’attività degli elementi sensibili è analogica e lineare, riesce cioè a riconoscere il movimento della mano che si avvicina in un campo di azione di decine di centimetri. Avvicinando la mano agli elementi metallici le registrazioni delle frasi saranno suonate in avanti, nel verso giusto che le rende intelligibili. Mentre allontanando la mano la stessa frase verrà suonata alla rovescia, in modo incomprensibile, annullando il tempo, tornando sui propri passi come a sottolineare le aspettative di rinnovamento frustrate di Gennaro. Le frasi raccolte dal testo della commedia e inserite nel lavoro sono 100, suddivise in quattro gruppi che corrispondono agli oggetti simbolo individuati in Napoli milionaria: tazzina di caffé (per la descrizione della quotidianità), biglietti da mille Lire (per la borsa nera), gioielli-brillanti (per il desiderio rapinoso di affrancamento dall’indigenza attraverso beni materiali: carezze di plastica), scatola di medicinali (per il dramma della malattia della piccola figlia di Gennaro che rischia la morte senza un medicinale che neanche la borsa nera riesce a procurare).

Foto di Giuseppe Gernone, Courtesy Soprintendenza BSAE della Puglia
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LA VOCE DELLA TERRA
2003
Paesaggio video
Video landscape

La voce della terra è un paesaggio digitale che può essere percorso usando un joystick. Si cammina attraverso le strade di una sorta di labirinto composto di circa 400 muri su cui sono applicate delle fotografie. Le immagini provengono da fotografie della Terra registrate dai satelliti geostazionari. Nel terreno dei percorsi sono presenti, ma invisibili dei suoni che al passaggio del passante si attivano e riemergono dalla memoria del computer. Il lavoro propone il paradosso di un oggetto visto e fotografato dall’esterno in uno spazio virtualmente infinito, ma riproposto all’interno di un paesaggio limitato e concluso quale quello realizzato artificialmente dal sistema di calcolo di un computer. I suoni sono frammenti come voci e suoni portati casualmente da un’aria improvvisa e raccolti disordinatamente girovagando in Internet. Solo la voce umana con una antica melodia popolare napoletana ci accompagna attraverso sentieri invisibili.

“Earth’s voice” is a digital landscape that can be visited by using a joystick. One walks along the streets of a sort of maze made up of about 400 walls on which some photographs have been put. The pictures come from photographs taken by geostationary satellites. In the soil of the paths there are, although invisible, some sounds that are activated and re-emerge from the computer’s memory as the visitor passes. The artwork suggests the paradox of an object seen and photographed from outside in a virtually infinite space, but re-proposed within a limited and closed landscape as the one artificially produced by the data processing system of a computer. The sounds are fragments such as voices and sounds casually brought up by a sudden wind and collected randomly while roaming in Internet. Only a human voice with an ancient folk Neapolitan melody is with us along the invisible paths.
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SUKERTODAY
2002
Paesaggio video
Video landscape

Materiali: computer, joystick, videoproiettore, software originale autoprodotto.
Computer, video projector, audio system, joystick

SuckerToday è un paesaggio digitale che può essere percorso usando un joystick. Si cammina attraverso le strade di una sorta di labirinto composto di circa 400 muri su cui sono applicate delle fotografie. In SuckerToday le fotografie provengono da videocatture delle immagini televisive delle manifestazioni del G8 di Genova. Nel terreno dei percorsi sono presenti, ma invisibili dei suoni che al passaggio del passante si attivano e riemergono dalla memoria del computer. Le immagini raccontano della contrapposizione netta e violenta tra due degli attori in campo, da un lato le forze di polizia e dall’altro i Black Blocks. Entrambi determinati allo scontro diretto e a risolvere il conflitto con la forza fisica. Questo dramma nel dramma ha annullato agli occhi dei media, il senso della presenza di migliaia di persone travolte da una storia che non desideravano. Tutto si è trasformato in uno spettacolo circense da Roma antica per la soddisfazione di voyeristici impulsi malsani di spettatori televisivi serali con aumento di adrenalina, di share e informazione pubblicitaria.
Meglio di un derby calcistico di prima categoria! I suoni impiegati sono frutto di scorribande in Internet e totalmente estranei al racconto. Sono frammenti rieditati di antichi lavori di artisti dell’immagine e del suono e trovano nella casualità del loro impiego una straordinaria e conturbante affinità.

SUKERTODAY is a digital environment that can be entered using a joystick. It’s a walk through the streets of a kind of labyrinth, built by approximately 400 walls with photographs on them. These photographs are still images extrapolated from TV shots made during the demonstrations against Genova’s G8. The paths have incorporated invisible sounds that are activated by the passing of persons and re-emerge from the computer’s memory. The images tell us about the violent contrast between two of the actors on stage, on one side the police, on the other the Black Block. Both determined to frontal clash and to resolve the conflict through physical force. This drama inside the drama deleted, in the eye of the media, the meaning of the presence of thousands of people that were over rolled by a story they didn’t want. Everything was transformed in an antique roman circus show, for the satisfaction of unhealthy voyeuristic impulses of nightly TV-spectators, with consequent improvement of adrenaline, share and a flood of advertising. Better than a prime football championship! I used sounds that are the result of searches on the web and are not related to the argument. They are re-edited fragments of old artists work with images and sound and in the casualty of their use, they give birth to an extraordinary and disturbing affinity.
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LIPSTICKJOYSTICK
2002
Video interattivo
Computer, monitor LCD, joystick, contenitore in alluminio, audio system, software proprietario

LipstickJoystick è una installazione video interattiva composta di un mini computer, un monitor LCD, un joystick e un sistema audio. Nell’hard disk del computer sono memorizzati alcune decine di video catturati da registrazioni televisive di cartoni animati quotidianamente programmate per i ragazzi. Dopo un opportuno editing per le immagini e i suoni, sono stati realizzati 61 video differenti della lunghezza di pochi secondi. Questi frammenti di animazioni descrivono il momento di confronto e di contrasto tra i personaggi per la cui soluzione viene riproposto sempre lo scontro diretto e la forza brutale della violenza. Con un software apposito e un piccolo joystick posto accanto al monitor è possibile rivedere i frammenti di video spostando il joystick sull’asse orizzontale per scegliere quello desiderato quindi, con l’asse verticale, si rianima la scena avanti e indietro.

LipstickJoystick is an interactive video installation consisting of a mini computer, an LCD monitor, a joystick and an audio system. A few dozen videos taken from TV cartoon recordings of the daily children’s TV planning are stored on the computer’s Hard disk. After an appropriate editing of the pictures and sounds, sixty one different videos with a few seconds’ length have been produced. These cartoon fragments describe confrontation and contrast moments between characters for which a solution based on direct clash and the brute force of violence is always suggested. With a software specially made and a little joystick placed beside the monitor, it’s possible to go over the video fragments. Horizontal joystick movements select the fragment and vertical ones move the scenes backwards or forwards.
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ON AIR
2002
Installazione video
Materiali: computer, monitor LCD, software proprietario
Dim. cm 42 x 80.5 x 34

On Air è composta da coppie di attori che indossano degli strumenti video appositamente preparati.
Ogni coppia è composta da un agente trasmettitore e uno ricevitore. Entrambi portano un elmetto da lavoro su cui è posta una radio trasmittente e nell’altro una radio ricevente. Il trasmettitore impugna il terminale spruzzatore di una doccia che è stato modificato, inserendo una micro telecamera nello spazio da cui solitamente esce l’acqua. La telecamera può essere maneggiata agevolmente in tutte le posizioni dalla persona trasmettitore anche avvicinarsi molto ai soggetti per macro riprese. Le immagini riprese dalla camera sono inviate alla radio posta sull’elmetto e trasmesse su un canale privilegiato alla rispettiva radio ricevente posta sull’elmetto indossato dal ricevente. Le immagini ricevute  vengono visualizzate da un monitor televisivo indossato sulle spalle dentro uno zaino modificato portato dalla persona ricevente. I due sistemi ricevente e trasmittente sono alimentati con delle batterie ricaricabili portate in vita dentro un apposito marsupio. La coppia si può muovere liberamente inviando e ricevendo immagini e suoni raccolti in tempo reale dall’ambiente in cui si opera. Il dono dell’ubiquità. On Air moltiplica l’immagine video spostando il soggetto in uno spazio contiguo e contemporaneo, ma autonomo. Un secondo palcoscenico dentro ad un teatro che confonde e sovrappone rappresentazioni identiche di cui nessuna è principale o più vera. Recite contigue e autonome, complete e dotate di una propria narrazione parallela o divergente, ma con il medesimo spettatore sollecitato ad inseguire suoni e immagini in spazi reali o virtuali che si generano e sfumano nel tempo presente enfatizzando le informazioni di una contemporaneità digitale. «Nel suo lavoro, il pittore osserva una distanza naturale da ciò che gli è dato, l’operatore invece penetra profondamente nel tessuto dei dati. Le immagini che entrambi ottengono sono enormemente diverse. Quella del pittore è totale, quella dell’operatore è multiformemente frammentata, e le sue parti si compongono secondo una legge nuova. Così, la rappresentazione filmica della realtà è per l’uomo odierno incomparabilmente più significativa, poiché, precisamente sulla base della sua intensa penetrazione mediante l’apparecchiatura, gli offre quel aspetto, libero dall’apparecchiatura, che egli può legittimamente richiedere dall’opera d’arte.»
Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Torino 1966

On Air is formed by a few couples of actors that wear some specially prepared video instruments. Each couple is made up by a transmitting agent and a receiving one. Both wear a helmet, on one a radio-transmitter is placed on the other a radio-receiver.
The transmitter holds the shower spray terminal which has been modified by inserting a micro camera into the space were usually the water is sprayed from. The camera can be easily handled in all positions by the transmitting person and can also get very close to the subjects for shooting macro close-ups. The pictures taken by the camera are sent to the radio placed on the helmet and transmitted on a preferential channel to the corresponding receiving radio placed on the helmet of the receiver. The images received are shown by a television monitor in a modified backpack worn on the shoulders of the receiving person. The two systems: receiving and transmitting, are powered by rechargeable batteries stored in a special pouch worn on the waist. The couple can move freely sending and receiving pictures and sounds collected in real time from the environment in which they act. The gift of ubiquity. On Air multiplies the video picture shifting the subject in an adjoining and concurrent, yet autonomous, space. A second stage inside a theater that confuses and overlaps identical performances, but none of them is the main one or is more real than the other. Adjoining and autonomous performances, each one complete and with their own parallel or diverging story, but with the same spectator encouraged to chase the sounds and pictures in real or virtual spaces which generate and dissolve in the present time emphasizing the information of a digital simultaneity. “In his work, the artist keeps a natural distance from what he is given, the operator instead penetrates deeply into the texture of the data. The pictures they both obtain are enormously different. The painter’s are total, the operator’s multiform fragmented, and his parts get arranged according to a new law. Thus, the film representation of reality is, for today’s man, incomparably more meaningful, as, exactly thanks to that intense penetration by means of the equipment, it offers that aspect, free of the equipment, he can legitimately demand from the work of art”
Walter Benjamin, The work of art in the era of it’s technical reproducibility. Turin 1966
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UNDER ATTACK
2001
Installazione video

Ho realizzato un contenitore di forma neutra che si presenta come una scatola metallica da fissare al muro come una sorta di quadro. Questo light box contiene un monitor, un computer completo e un sistema che attraverso un sensore di prossimità rileva la presenza e la distanza di una persona che si pone di fronte all’oggetto. Il nome generico di questo contenitore è: Remote Stills ed è un oggetto dedicato all’interazione con le immagini video.
Dentro la memoria dell’hard disk del computer di Remote Stills è immagazzinato il contenuto di ogni singolo lavoro, si tratta di decine di video che vengono attivati dalla presenza di un osservatore. Con un software appositamente scritto viene associata la distanza a cui si trova la persona dal monitor alla lunghezza del video, se la persona si trova lontano dal monitor il video è posizionato all’inizio pronto a partire. Man mano che questa si avvicina il video avanza; se la persona si ferma il video si arresta e se arretra il video va all’indietro. Quando la persona si ferma per un paio di secondi il video in proiezione viene automaticamente sostituito con un altro contenuto nell’hard disk del computer. Il progetto è una naturale evoluzione dai miei precedenti lavori fotografici con immagini provenienti da fotogrammi televisivi. Dalle quotidiane registrazioni dai media dopo un editing digitale, ricavo dei brevi video a tema che saranno stoccati nell’hard disk per la realizzazione di uno specifico lavoro. La prima realizzazione è un multiplo di 9 pezzi sul tema dell’attacco suicida alle Torri di New York dell’11 settembre. Il lavoro è composto di una decina dei video raccolti dai diversi media internazionali. Il titolo è: UNDER ATTACK.

I have produced a neutral shape container which looks like a metal box to be fixed to the wall as a kind of picture. This “light box” contains a monitor, a complete computer and a system which, by means of a proximity sensor, detects the presence of the person who is in front of it. The common name of this container is: “Remote Stills” and is an item meant for the interaction with video images. Stored inside the memory of “Remote Stills”‘s computer hard disk there is the content of each single work, dozens of videos that are activated by the presence of the spectator. With a software specially written, the person’s distance from the monitor is linked to the length of the video, if the person is distant from the monitor the video is at its beginning, ready to start. As he gets closer to the monitor the video is played; if the person stops also the video stops and if he moves backwards also the video does. When the person stops for a couple of seconds the video shown is automatically replaced with another one stored in the computer’s hard disk. The project is a natural evolution of my previous photographic works with images taken from television frames. From daily recordings taken from the media, after a digital editing, I produce some short thematic videos which will be stored in the hard disk to create a specific work. The first production is a multiple of 9 pieces based on the theme of the 11th September suicide attack to the New York Towers. The work if made up by a dozen of videos collected from different international media. The title is UNDER ATTACK
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BORN BLIND
2000
Ulm, Statdhaus
Installazione di suoni

Born Blind è stata composta impiegando una serie di interviste raccolte a Pristina e raccontano del problema delle donne violentate dai soldato serbi che in seguito hanno partorito bambini che nessuno desidera. I bambini abbandonati dalle madri e non correttamente seguiti dalle strutture sanitarie dove sovente sono “parcheggiati”, sono destinati ad un futuro di handicap e di emarginazione qualora sopravvivano!Il lavoro è contenuto in un immaginario territorio digitale sovrapposto al pavimento di una stanza dove le persone possono liberamente muoversi. Il suolo è controllato da una telecamera posta sul soffitto. Le persone riprese dalla camera sono interpretate dal computer come punti che si muovono su una pagina virtuale contenuta nella memoria del computer. Sulla pagina sono disegnate delle forme circolari che contengono i vari brani delle interviste. Quando il puntino/persona si sovrappone al cerchio del suono, il computer fa udire le voci delle persone intervistate. Sul pavimento non sono presenti segnali e solo il movimento delle persone serve per far udire i vari brani di interviste. Il territorio che si esplora è organizzato come un reale spazio fisico antropizzato: al centro è il nucleo con le voci delle persone maggiormente coinvolte nel problema, poi man mano che ci si allontana dal centro si sentono voci e suoni che raccontano del contesto del vissuto reale, sino ad udire solo rumori nell’estrema periferia. I suoni emessi dal computer sono spazializzati, il visitatore ha cioè la percezione che essi provengano di volta in volta da punti differenti attorno a sè.
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BROADWAY
2000
Milano, PAC, Padiglione di Arte Contemporanea, Sui Generis

Broadway è una installazione di suoni contenuta in uno spazio architettonico di alcuni metri di lato, vuoto e percorribile liberamente dai fruitori. Broadway descrive dei luoghi. Luoghi possibili, reali immaginari, fantastici, probabili, visti o raccontati o un solo unico super-luogo descritto da suoni o rumori. Il visitatore con la sua partecipazione dà vita all’installazione che altrimenti sarebbe uno spazio anonimo e silenzioso, ricostruisce un luogo intimo incollando sui suoni percepiti i ricordi immagazzinati nella propria memoria.
La struttura. Il territorio dell’installazione è contenuto in un’area virtuale residente nella memoria del computer che ha un suo doppio simmetrico nello spazio fisico esterno. Lo spazio fruibile dal visitatore è costantemente sorvegliato da una telecamera che comunica al computer la situazione del territorio: se esso sia percorso da qualcuno. L’area virtuale gestita dal computer è suddivisa in svariate zone attive che contengono al proprio interno i suoni selezionati in precedenza. Se l’immagine di una persona proveniente dalla telecamera si sovrappone ad una zona attiva, questa scarica il suo contenuto sonoro attraverso gli altoparlanti posti ai vertici del territorio esterno. Ad ogni suono è inoltre associato un valore di provenienza spaziale apparente, che permette attraverso la tecnologia Dolby Sourround, di udire il suono come proveniente da un punto qualunque dello spazio intorno.
La vista. Il vedere non è indispensabile se non per conservare una minimale capacità di movimento ed evitare possibili ostacoli. Bisogna applicare la capacità di visione interiore, usare gli occhi della mente, ritrovare delle personali immagini che si adattino ai suoni uditi, per un diverso paesaggio visivo che provenga dall’intimo anziché inviato dall’esterno, come nella visione oculare. Ogni suono si aggancia e stacca dalla memoria del fruitore un frammento di immagine che ricompone la totalità del quadro come un fotogramma televisivo: pixel per pixel.
I suoni. Il materiale sonoro utilizzato proviene da media diversi: televisione, Internet, radio le cui emissioni sono state registrate poi riascoltate, numerizzate. Con il computer sono stati estratti frammenti sonori che, come mattoni elementari, all’ascolto potevano innescare il meccanismo di visione interiore.
Broadway  è un lavoro sulla memoria. L’installazione realizza un territorio autonomo, possibile solamente nella costruzione che di volta in volta ne dà il visitatore interagendo con la memoria: quella del computer e la propria. La memoria di suoni familiari o abituali sono un filtro attraverso il quale riemergono le percezioni visive. Anche lavoro sul territorio, qualunque territorio. Una installazione per rendere sensibile uno spazio, una architettura, le strade, una piazza, un muro. Utopia che si incarna.
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AL DI LA DEL FIUME DI LUCE
1998
Installazione sonora
Trasmissione a distanza con un raggio laser di un racconto Zen
Altoparlante, circuiti elettronici, laser

Installazione sonora composta di un generatore di luce laser e un altoparlante ricevitore. La luce del laser è modulata dal suono di un racconto registrato. Il raggio del laser è proiettato su un altoparlante che dista 15/20 metri e che con un opportuno congegno elettronico trasforma la luce modulata del laser nuovamente in suono. Il raggio laser è dunque utilizzato come veicolo e supporto per inviare a distanza il suono. Il testo trasmesso è un breve racconto Zen che descrive la richiesta di un monaco sciocco ad un saggio, di compiere un inutile gioco di prestigio al di la di un fiume per dimostrare la sua bravura. Se le persone interrompono la luce del raggio laser con le mani o un oggetto l’altoparlante rimane muto poiché non riceve più il raggio di luce rossa nel cui interno è celato il suono. La luce diviene supporto fisico del messaggio di illuminazione Zen e la dislocazione spaziale del suono ironizza con la bizzarra richiesta del monaco.
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PESCI CANTANTI / SWIMMING SOUND
1996 – Firenze, Galleria Santo Ficara
2000 – Roma, Palazzo delle Esposizioni
2005 – Die Schachtel Gallery, Milano, Italy, Swimming Sounds
2006 – Offida, Teatro Serpente Aureo, Swimming Sounds

Questa installazione impiega gli stessi altoparlanti sensibili di “Lux Sonet in Tenebris”. Il numero degli altoparlanti è però sensibilmente maggiore. Il lavoro ironizza sul concetto di interattività che in anni passati era la parola magica di molti lavori. L’interattività è stata delegata a dei pesci rossi del tutto ignari del loro prezioso apporto e insensibili all’evento artistico. L’ombra dei pesci contenuti in un acquario è proiettata sugli altoparlanti sensibili che reagiscono con un insieme di suoni come di cristalli e danno finalmente voce ai pesci.

This installation uses the same sensitive loudspeakers of “Lux Sonet in Tenebris”. The number of loudspeakers is far greater. The work is ironic about the idea of interactivity which in recent years has been the magical word for most works. Interactivity has been handed over to some red fish unaware of their precious contribution and unaffected by the artistic event. The shadow of the fish in an aquarium is cast on the sensitive loudspeakers which react with a group of sounds just like crystals and at long last lend a voice to the fish.
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SMELL-LINK
1996
Trasmissione di immagini profumate via Internet
Trasmission of olfactive images by Internet
Torino, Museo della radio
In collaborazione con la Fondazione Italiana per la Fotografia e Digital,Computers

Questo progetto descrive una installazione performativa con la quale inviare a distanza, per mezzo di una rete di comunicazioni precostituita, immagini profumate. Per ora non è ancora possibile far passare un profumo attraverso un filo o una connessione di una rete telematica, in quanto il materiale conduttore della stessa, solitamente rame o vetro, risulta impermeabile agli odori. La medesima proprietà, applicata a un contenitore costruito con lo stesso materiale del conduttore sopraddetto, evita che il profumo si disperda inutilmente nell’aria: principio felicemente utilizzato dai produttori di essenze. Anche le fotografie inviate via fax dall’ufficio non passano fisicamente nel filo, neanche allungandosi e facendosi piccole piccole. E’ necessaria una trasposizione, una rilettura dell’oggetto per mezzo di un codice di interpretazione che rispetti la natura costitutiva della macchina utilizzata per la trasmissione a distanza. La stessa operazione avviene per la fotografia quando la nostra fidanzata al mare non si schiaccia sulla pellicola dentro l’apparecchio fotografico, o l’attore sul vetro dentro il tubo catodico della televisione. Nonostante queste non lievi difficoltà è possibile usare un artificio che permetta di ottenere il difficile, in apparenza magico, invio. La trasmissione del profumo diventa quindi una operazione concettuale, una dislocazione puramente mentale la cui effettiva realizzazione è ciecamente affida ad un sistema automatico che, al di la di noi, ci permette di percepire con il senso dell’olfatto una sollecitazione invisibile. E’ nuovamente una trasposizione di codice interpretativo nel rispetto delle capacità e dei limiti dalla macchina utilizzata. Si realizza cosi un prolungamento artificiale del nostro polso profumato o del nostro naso indagatore, il paesaggio di un prato colmo di fiori è virtualmente presente con i suoi sentori primaverili al nostro olfatto, come è virtualmente presente alla nostra vista attraverso l’immagine fotografica: statica o dinamica.

 

 

 

 

 

 

 

L’immagine e il suo profumo inviati a distanza, quindi processati elettronicamente da un computer, quando riemergono dai labirinti microcellulari dei chip digitali, non sono più le medesime immagini viste in precedenza, sono solo “sub specie” la stessa fotografia che noi riconosciamo come tale e facciamo aderire e sovrapporre alla precedente fotografia vista prima dei trattamenti di scomposizione e ricomposizione elettronica. In effetti noi accettiamo inconsapevolmente il codice interpretativo della macchina che ce lo fa sembrare verosimile: noi aderiamo con piacere ad un inganno. Il panorama delle simulazioni delle presenze che sistemi di realtà virtuali ci permettono è già vasto: da tempo il telefono trasporta la voce, la fotografia e i congegni televisivi l’immagine; il tatto è già stato esplorato anche in versione erotica. Mancano ancora il gusto e l’olfatto, ma per quest’ultimo le barriere sono ora intaccate. Per il momento la trasmissione del profumo si avvale, come si diceva, di un artificio, cioè della profumazione ancora un po’ arbitraria dell’immagine trasmessa. La trasposizione è vista nei termini poetici di operazione artistica. Con questo progetto si cerca di prevedere e di sollecitare, ulteriori sviluppi scientifici e pratici che siano meno empirici delle lettere scritte su carta profumata e degli antichi calendari osé distribuiti dai barbieri a Natale.

SMELL-LINK
This project describes a performing installation that can send perfumed images at a distance, by means of a pre-constituted communication network.
For the moment it is not possible yet to convey a perfume through a wire or a connection of a telematic network, in as much as its conductive material, normally copper or glass, are impermiable to odours. The same characteristic, applied to a container constructed with the same materials mentioned above, avoids the perfume from escaping to the open air. This principle is used with success by the producers of essences. Also the photographs sent by fax from the office can not easily pass physically through a wire not even stretching and becoming very small. A transposition is necessary, a new reading of the object by means of an interpretation code that shall respect the constituent nature of the machine used for the transmission at distance. The same operation occurs for the photographs when our girl-friend at the sea shore does not squash herself on the film inside the camera, or the actor on the glass screen inside the cathodic tube of the television set. In spite of these difficulties it is possible to use a trick which will allow to send the difficult dispatch. The transmission of perfume then becomes a conceptual operation, a mental dislocation for its realization uses an automatic system that will allow us to perceive with the smell an invisible solicitation. It is a transposition of interpretation codes with respect to the capability of the machine used and its limitations. One can therefore extend artificially the perfumed wrist or the investigating nose, the landscape of a field full of flowers is virtually present with its spring scent in the same way as our eyes are virtually present through the photographic image, weather it be static or dynamic.

The image and its perfume sent at a distance, then processed electronically by a computer, when they surface from the micro cellular labyrinth of the digital chips, are not the same images seen formerly, they are only “sub species” the same photograph that we recognize as such and we make adhere and superimpose to the #previous photograph seen before the disassembling treatment and electronic reassembling. In effect we accept unconsciously the interpretative code of the machine which makes it appear likely: we comply with pleasure to a trick. The comprehensive survey of the simulations of the appearance that the systems of virtual reality give us is extensive: for a long time the phone transmitted the voice, photography and the television apparatus the image, touch has already been investigated also in its erotic version. We are missing still taste and smell but for this last sense the barriers now have been notched. For the time being the transmission of perfume avails itself of an artefact meaning the arbitrary scenting of the transmitted image. The transposition is seen in poetic terms of an artistic operation. With this project we try to foresee and to solicit, further scientific and practical developments which can be less empirical of the letters written on perfumed paper and the antique pin-up calenders distributed by the barbershops at Christmas time.
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LA MEMORIA DELLA SUPERFICIE
Installazione video
Video installation
1995 – Torino, Promotrice delle Belle Arti, Arslab, i sensi del virtuale
1997 – Milano, Palazzo della Triennale – 4a edizione di Invideo Internazionale
1998 – Tokyo, Tokyo Metropolitan Museum of Photography, Elettronically yours
2000 – Staggia senese, IV Festival Internazionale delle Ombre

Installazione interattiva a ricordo dei 50 anni dall’esplosione delle prime bombe atomiche in
Giappone. Quando questo avvenne, sui muri di Hiroshima rimasero impresse alcune ombre. Queste corrispondevano alla silhouette delle persone che in quell’istante si trovavano a passare. La grande luce dell’esplosione ha scolorito il muro, ma il corpo della persona ha protetto il muro stesso dalla luce che ha in questo modo conservato la traccia di chi si trovava l“ in quell’istante. Lo stesso effetto è realizzato con una telecamera e un computer che fotografano le persone che si avvicinano all’installazione. La silhouette dei visitatori viene video-proiettata per poco su un leggero telo sospeso di fronte a chi partecipa. Nella sua versione originale il terreno è cosparso di macerie.

“Memory of the Surface is intended to recall the drama of Hiroshima and Nagasaki’s nuclear explosions. On that day, the 6th of August 1945, there must have been a man with a ladder working high up somewhere on a roof. At the very moment of the explosion of the atom bomb, the man disappeared. During those seconds of dazzling light his body shielded the wall behind him and left an imprinted shadow. In this strange snapshot, the ladder and the man’s body are clearly visible. Paradoxically the ladder survived and remained in position. This work, begun in 1992, evolved from my previous installations Lux Sonet in Tenebris and Licht und Tonobjekte, where light-sensitive sound generators are set in motion by the shadows of visitors bringing the installation to life. One could control pitch, tone and volume by varying the density of the shadows. Each of the sound generators was tuned differently and therefore the sound composition was full of unpredictable and variable effects. Subsequently, I experimented with the idea of preserving a bright shadow of an accidental visitor on a wall by covering it with an irregular pattern of small lights that would be activated by the shadows cast by people moving in front of it. This version of Memory of the Surface was made in 1995, using a computer, a video camera and video projector. The installation employs a small camera which films the exhibition space and the people in it The image from the video camera  is digitized and stored in the computer memory. The computer controls the sound, the projection, and the flash of the halogen lamp. The installation’s dramatic sequence begins with the roar of an airplane in flight. The sound is similar to the bombers that flew over Japanese cities in 1945. At the climax, the sound suddenly breaks off and a flash of a powerful halogen lamp simulates the blast. During the flash, the camera takes a photograph of the visitors which is instantly processed by the computer and projected onto a light-colored screen in front of them. The image is in black and white, at the highest available contrast, without grey tones. For a few second one can see black figures on the white background. Then, the picture fades and reappear in reverse, as a negative film, with white figures on a black background. After few seconds the negative image fades and the cycle starts once more. The projections on the screen are made with an ordinary video projector placed behind the screen Marks on the floor indicate where the visitors should stand to be photographed by the video camera.”
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LUX SONET IN TENEBRIS
1992 – Grugliasco (TO), FERT, Capricci visivi
1993 – Arnhem, Nederland, International Visual Experimental Festival Installation
1994 – Rotterdam, Nederland, 220V Klankpark
1995 – Fiera di Pordenone, Arte Pordenone

Installazione sonora interattiva composta di 96 piccoli altoparlanti che hanno la proprietà di generare una nota che può essere intonata in altezza e volume durante la messa a punto del lavoro. Gli altoparlanti, silenziosi, sono posti a terra su mattoni o cubi di porfido immersi in una luce che proviene da un faro che illumina la scena. Quando una persona transita di fronte agli altoparlanti proiettata la propria ombra sull’installazione. L’improvvisa mancanza di luce fa reagire gli altoparlanti rimasti in ombra che emettono il loro suono. Le persone con il loro movimento di fronte all’installazione compongono insiemi di suoni elementari con il movimento del proprio corpo. L’insieme ricorda un organismo elementare che beve silenzioso la luce e reagisce quando questa gli viene improvvisamente tolta.

Interactive sound installation made up of 96 small loudspeakers which generate a sound that can be tuned both in pitch and volume during the final set up of the work. The silent loudspeakers are placed on the ground upon bricks or porphyry blocks and immersed in a light that comes from a spot light that illuminates the scene. A person passing in front of the loudspeakers casts his shadow on the installation. The sudden lack of light gets each shaded loudspeaker to produce it’s sound. The people by moving in front of the installation compose groups of basic sounds. The whole recalls an elementary organism that silently drinks the light and reacts when it is suddenly deprived of it.
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